Questo è il terzo capitolo della saga della band virtuale che si fa chiamare Gorillaz. Oltre al genio musicale di Damon Albarn (Blur) e quello grafico di James Hewlett (vedi la coprertina del cd), nelle 16 tracce si alternano le straordinarie collaborazioni di artisti noti come Snoop Dogg, De La Soul, Mos Def, Lou Reed e Bobby Womack. In esclusiva anche Mick Jones e Paul Simonon, per la prima volta insieme dai tempi dei Clash. Devo dire che sono 16 pezzi musicali forti, come sempre innovativi e dal sound originale, tutt’altro che virtuale.
Ma la cosa che colpisce di più sono gli incroci di sonorità pacata, dal gusto urban che cambia in continuazione (lo sa chi è stato a Londra più di una volta) e a tratti da sottofondo colto. Uso l’aggettivo colto perché si coglie una certa voglia di ispirare, di far pensare, di far viaggiare l’ascoltatore nelle sue profondità emozionali. Mi riferisco ad un brano in particolare ovvero quello che dà il nome all’album Plastic Beach.
D’altronde la musica cos’è se non una continua scoperta di quali rumori e/o suoni produce la nostra anima? Ecco, premendo play, dal primo secondo capiamo che ci troviamo davanti ad un lavoro non scontato, preparato da chi capisce la musica e soprattutto i tempi in cui viviamo.
Buon ascolto.
RM
Ma la cosa che colpisce di più sono gli incroci di sonorità pacata, dal gusto urban che cambia in continuazione (lo sa chi è stato a Londra più di una volta) e a tratti da sottofondo colto. Uso l’aggettivo colto perché si coglie una certa voglia di ispirare, di far pensare, di far viaggiare l’ascoltatore nelle sue profondità emozionali. Mi riferisco ad un brano in particolare ovvero quello che dà il nome all’album Plastic Beach.
D’altronde la musica cos’è se non una continua scoperta di quali rumori e/o suoni produce la nostra anima? Ecco, premendo play, dal primo secondo capiamo che ci troviamo davanti ad un lavoro non scontato, preparato da chi capisce la musica e soprattutto i tempi in cui viviamo.
Buon ascolto.
RM