Mediocre non è un aggettivo negativo o almeno non del tutto perché è riferito a cosa che per grandezza, quantità o qualità è nel mezzo fra i due estremi. Appunto Interstellar mi è sembrato così.
Premetto che la visione è avvenuta in sala Energia
del cinema Arcadia, famoso a tutti gli appassionati per le dimensioni dello
schermo e la portata audio, e soprattutto è stato visto in versione 70 mm e non
in quella artefatta del 4K.
Certo forse una visione così in ritardo sull’uscita
ha fatto sì che le aspettative siano state al top, costruite su un misto di
critiche scientifiche/fisiche e tecniche ma anche su un’elevazione allo status
di capolavoro come lo è certamente 2001 Odissea nello spazio. Mi sento di dire
però che le aspettative non sono state il problema alla natura della mia
critica (abbastanza) negativa. I fatti sono oggettivi.
Il film è costato 165 milioni di dollari che al cambio
attuale sono circa 133 milioni di euro. Con 133 milioni di euro, sarò banale,
ma era difficile per uno come Nolan sbagliare. E, infatti, non dico che il film
fa schifo anzi, alcune immagini resteranno nella storia del cinema, i dettagli
sono molto curati soprattutto nel fuori fuoco dei primi piani dove la polvere
si accumula sulle soglie delle finestre, gli attori sono bravi anche se
piangere è la prima cosa che ti insegnano alla scuola di recitazione e durante
il film si piange spesso... poi cosa? Ah gli effetti speciali, sì anche quelli
sono accettabili anche se i movimenti nello spazio non sono assolutamente
all’altezza del già citato 2001 girato nel 1968!!! E poi lo staff si è avvalso
della consulenza dei maggiori nomi della fisica moderna per non uscire troppo
dal seminato, cosa mi sembra di aver letto non è servita affatto visti gli
“errori scientifici”. Ma io non ho la competenza per giudicare questo. Però.
Il film ha una lunghezza esagerata e subito appare
lento e asfittico, senza mordente, senza scene clamorose, come una canzone pop
che già nel suo inizio ti fa sentire il ritornello.
E poi la storia, la sceneggiatura scritta
principalmente da Jonathan Nolan (38 anni) fratello del regista e
finalizzata/adattata dallo stesso. Cosa dire? La prima impressione è che
Jonathan sia innamorato, inserisce un mini tormentone di una splendida poesia
di Dylan Thomas dedicata al padre morto di cancro (l'Odissea nella spazio di 2001 aveva un riferimento letterario ben più preciso), dissemina il film di
citazioni che anche Lenny Kravitz fa in una sua canzone tipo che l’amore
trascende lo spazio e il tempo, e poi sembra che l’amore non sia solamente
un’ulteriore dimensione ma la dimensione più importante quella che scardina la
forza di gravità, il tempo, lo spazio, la velocità, ecc ecc.
Ci piace pensare, sognare, sperare, agognare che sia
così, ma... non è così, non è così sulla terra figuriamoci nello spazio profondo
regolato da chissà quali forze. Ok tutto così romantico che l’ho davvero
apprezzato. Ma il punto è che Interstellar è o dovrebbe essere un film di
fantascienza.
Quindi, ergo, Interstellar non è un film di
fantascienza. Ma allora cos’è?
Un film d’amore? No. Una commedia? A tratti, quando
ad esempio il protagonista dopo tutto il casino si sveglia in un letto soffice
e pulito e l’infermiere gli dice: “Faccia con calma, con la sua veneranda età
di 124 anni deve andarci piano” la ragazza dietro di me è scoppiata a ridere.
Quindi è un film drammatico/thriller? No, perché il film drammatico è costruito
in un altro modo e soprattutto e sottolineo soprattutto nelle scene clou non
alza la musica per evidenziare la scena. Davvero se togliessimo la musica in alcune
scene la pellicola sarebbe ottima per far addormentare i bimbi in culla.
Allora dobbiamo dire che questo film è un Fantasy
come lo è Harry Potter o Lo Hobbit o Il Signore degli Anelli o anche perché no
Batman. E infatti Nolan si è cimentato con Batman e gli è riuscito pure bene
(anche per merito di Christian Bale che “sfonda” lo schermo).
Per concludere dopo svariate peripezie dove il
protagonista sopravvive alla smaterializzazione del buco nero, sopravvive a
forze da 30 G, sopravvive ad atterraggi pazzeschi, a onde altre non si sa
quanto, sopravvive allo spazio, all’azoto respirato dal casco rotto, alla fine
di tutto questo rocambolesco viaggio, riparte con una navicella per raggiungere
il pianeta X, quello che dovrebbe essere la nuova casa dell’umanità.
Perplessità per il film, ma esco dal cinema sicuro
che le nuove tecniche di marketing e comunicazione funzionano perfettamente.