giovedì 17 settembre 2015

Stereophonics: un amore di album

Ebbene sì il nuovo album degli Stereophonics dal titolo Keep the village alive ti fa venire voglia di innamorarti, di lottare per amore, perderti nell’amore e fregartene di tutto il resto perché è l’amore che alla fine decide della tua vita. Ma sarà così davvero? Chissà!
La realtà è che le tracce di questo nono lavoro in studio della band gallese è quasi perfetto e dico quasi perché questi musicisti hanno toccato l’apice con You gotta go there to come back del 2003, devo dire il loro capolavoro. Di sicuro l’ispirazione non manca, le sonorità sono rock, ROCK, parola che descrive un genere quasi in estinzione tra le case discografiche che continuano a proporre teneri efebici non sense personaggi gracchianti e semovibili. I contenuti appunto, come dicevo in apertura, ti fanno pensare che l’amore oggi nel 2015 è ancora la cosa più importante. Che in definitiva non è quello che devono fare musica e film? Sì certo! Gli Stereophonics lo fanno benissimo fin dalla prima traccia C’est la vie che sintetizza l’uomo odierno tra superficialità e voglia di piacere.

10 pezzi più 6 nella versione deluxe che vi consiglio vivamente perché riserva ancora dei brani strepitosi come Let me in o You are my energy. Però non vorrei dilungarmi a descriverli uno ad uno, piuttosto direi che il lavoro offre una visione di come si può fare musica originale ancora oggi dove tutto sembra essere stato fatto o scoperto. La costruzione delle sonorità sconfina nell’opera d’arte. Ogni canzone è pensata, scritta e arrangiata con moltissima cura come solo loro ormai sanno fare nel panorama mondiale. Infili gli auricolari e parti per un viaggio. Oppure si può provare con la prova della macchina, prendere l’autostrada deserta di notte e fare scivolare musica e asfalto. In entrambi i casi comunque prova superata magistralmente.


Quello che percepisco è quel tema dell’amore tanto caro al rock. Un amore a volte che ti dona la forza per andare avanti, che ti permette di accantonare la stanchezza di una giornata, che ti offre un riparo, un rifugio. E poi anche l’amore che non puoi evitare, quello drammatico, quello che non ti fa respirare perché troppo burrascoso, o quello non corrisposto, quello che sfugge, quello che rimane nella memoria e non vuole più andare via, ma c’è anche quello che merita l’oblio, la dimenticanza, quello che quando svanisce in un giorno nuovo ci fa sorridere perché davanti c’è vita e speranza. L’amore che ti fa perdere la direzione in ogni stagione e in ogni età, l’amore che necessita di risposte, che vuole risposte ma anche silenzi e addii. L’amore signore e signori è servito. Sentitevi questo disco, cd, mp3, come volete ma sentitelo, sentitelo davvero, è un ottimo disco per prepararsi all’autunno/inverno. E anche all’
amore se siete pronti.

Nota. Alcune parole sono tratte direttamente dai testi dell'album.

RM 2015

mercoledì 22 aprile 2015

Nike Vomero 10: l’unico limite che hanno potresti essere tu

È con questo payoff originale che voglio iniziare la mia breve recensione di questo modello arrivato al decimo anno di produzione. Un decennio che ha visto alti e bassi nella qualità, nell’originalità e anche nella funzionalità della scarpa. Ma con questo modello si fa sul serio: strutturalmente è un misto di tutte le tecnologie celeberrime della casa americana, ma non è mio scopo parlarne perché le si trovano elencate e spiegate sicuramente meglio nel sito e nello store Nike. Per non parlare dell’estetica all’altezza del brand sempre attento a lanciare tendenze fashion.

Quello che invece può fare la differenza anche e soprattutto nell’acquisto di un prodotto è la testimonianza diretta. Comunque prima di chiudere questo preambolo volevo solamente fare una nota sul prezzo. Le Vomero 10 costano nei negozi e sul web di Nike 151 Euro il che significa 11 Euro in più rispetto al modello precedente dell’anno scorso. Un po’ tantino. Però questo non è il fatto che mi ha stupito, d’altronde la promessa è quella di una scarpa superiore (anche se dura mediamente meno di un anno se fai 100 Km/mese)… no quello che mi stupisce è che invece Koala Sport a Milano le vende a 120 Euro e ve lo consiglio vivamente anche se non siete di Milano perché hanno un sito e-commerce che funziona molto bene. Sicuramente anche Koala Sport avrà il suo bel margine e quindi viene da chiedersi quanto sia forte l’economia di scala che Nike applica a questa produzione in Cina.

Passiamo oltre. Ho fatto 2 corse consecutive. La prima di 15 Km e il giorno dopo di 13 Km. In questo periodo ho alcuni doloretti articolari alla caviglia destra e all’anca sinistra che stentano ad andarsene, per questo motivo ero preoccupato del reale feeling che avrei provato.
Ma mi sono stupito, non subito. Quando le indossi sono un guanto e si percepisce l’adattamento che hanno al collo del piede, poi cammini e dici be’ niente di speciale, poi accenni a partire e anche lì boh sono delle scarpe normali… dopo però 1 Km senti una propulsione nuova che ti invita ad andare, a liberare energia, irresistibile, comoda, gioiosa. Infatti queste scarpe non sono state progettate per camminare, ma per correre e correre veloce. Non ti fanno sentire la stanchezza e anzi dopo 14 Km avevo ancora voglia e forza di scattare, saltare sui muretti, tagliare nello sterrato e buttare le gambe avanti come un forsennato. È andata proprio cosi; secondo l’app Nike Plus ho infranto parecchi record personali e questo non in condizioni fisiche ottimali, anzi.

Quando mi sono fermato dopo 15 Km ero stanco ma non affranto, sudato ma non ero trafelato e sentivo che avrei potuto andare oltre. Oltre il mio limite, oltre un limite, qualsiasi esso sia. Ecco perché penso che se proprio dovessimo trovare un difetto a queste Vomero 10 sarebbe forse la persona che le indossa.


Voto: 10



lunedì 2 marzo 2015

L’argento e l’oro

Come si affrontano quelle situazioni che necessitano una scelta coraggiosa? A volte sono delle scelte drastiche, a volte decisioni temporanee che servono a tappare qualche buco aperto nella nostra chiglia. In ogni modo qualsiasi sia la loro natura si tratta sempre di valutare l’argento e l’oro. Uso questa metafora perché è semplice e in definitiva è la realtà dei fatti. In generale tendiamo a valutare le cose, gli eventi, le persone per il loro valore, per il valore reale che hanno nella nostra vita, per il valore tangibile che hanno nel nostro tempo. Ma non è solo questione di valore perché se fosse così allora tutte le nostre azioni sarebbero pilotate, comandate dal buon senso, da una razionalità estrema e avremmo paradossalmente un mondo perfetto (ed imperfetto allo stesso tempo). Avremmo evoluzione e rivoluzione ma anche implosione e decadimento. Non voglio però dilungarmi su questa tematica filosofica, poiché quello che mi interessa capire è come raggiungiamo quel giudizio che ci porta a scegliere. Ovviamente il campo è molto ampio dato che come accennato prima se una parte delle decisioni vengono prese con senso di protezione verso se stessi o razionalità o in modo coscienzioso, tutte le altre vengono attuate con il cuore, decisioni prese con quel lato che sfugge alle definizioni, alle descrizioni, alle spiegazioni.

La storia narra di grandi, epiche, mitiche decisioni prese con quel lato che per semplicità chiameremo “cuore”. La letteratura di ogni secolo, le arti più disparate da quelle più moderne come il cinema a quelle più tradizionali come il teatro, dai social network al nuovo modo di fare pubblicità, tutto intorno a noi racconta una storia, anzi LA storia per eccellenza, quella del “cuore”. Ed è sempre un successo, in comunicazione oggi se racconti una storia che “aggancia”, anche se in 10 secondi data l’attenzione che riusciamo a mantenere davanti ad un contenuto multimediale, avrai il tuo risultato commerciale ma ancor prima sentimentale, si creerà una sorta di fedeltà difficile da sciogliere.

Anche l’ultimo successo letterario e cinematografico delle 50 sfumature finisce con scegliere il “cuore”, non si direbbe dato che uno sano o sana di mente sarebbe scappata a gambe levate da un uomo con tali problemi relazionali. E invece no. Scavando… Scavando… Scavando si trova il cuore. Perché sì il cuore esiste, ma non è per voi. O almeno non lo è per la maggior parte di voi. Ed è questa la notizia triste. Succede a Cenerentola, succede a Biancaneve ma a voi no. Succede perfino a Pinocchio, ma a voi, almeno nella grande maggioranza, no.
Perché?
Perché le scelte prese con il cuore sono pericolose, ci vuole un immenso coraggio nonché forza, impegno e volontà. E non tutti sono adatti a fare una cosa del genere. Non sto dicendo che non avete coraggio o forza o altro, anzi per me siete tutti Superman e Wonder Woman (certo è che non ho ancora visto la vostra faccia in un fumetto…).
I film si fermano ad un certo punto, i film non hanno i tempi morti, quei tempi dove di struggi, pensi e ripensi, fai congetture, ordisci piani, costruisci castelli che crollano in un lampo, t’innamori e odi, te ne freghi e ti allontani ma poi ci ripensi, dove non succede niente di niente e il silenzio ti uccide e via così. Questo, ovviamente, è vero per tutti i settori della vita: lavoro, famiglia, amicizie, amore, status sociale.

I film ad un certo punto finiscono, i libri pure e tu vai a casa con la tua scelta de prendere e allora dici ok se l’ha fatto quella vergine bruttina del film posso farlo anche io. E invece no, non puoi. Perché le cose spesso non si incastrano come in un romanzo. Sarebbe un disastro, sarebbe scegliere l’argento quando hai l’oro che luccica nella sua tranquilla ed evidente posizione di superiorità. Io sono l’oro, sono sicuro, un bene rifugio, se sceglierai con razionalità, con ponderatezza avrai la cosa più preziosa, quella con più valore. La sicurezza di non sbagliare, di soffrire meno, quello che non ami ma almeno in qualche sera disperata e solitaria potrà consolarti sicuramente. Sì perché l’oro luccicherà per sempre.
Cioè se la verginella fosse scappata e avesse incontrato un uomo dolce, innamorato del suo essere, dedito solamente a lei, bello e anche sì non ricco come quello ma comunque dignitoso, non sarebbe stato meglio? Be’ non sarebbe stato un romanzo o un film e vabbè però… in percentuale quanti riescono a trasformare la loro vita in un romanzo? Forse i pazzi, i folli, quelli che amano per davvero e vanno oltre il senso dell’eterno, quelli che lasciano un segno, che vogliono lasciarsi un segno, quelli che si riconoscono e si sorridono, quelli che vogliono strapparsi e togliersi fino all’ultimo respiro, quelli che vogliono vivere insieme 1.000 anni per non conoscersi mai fino in fondo, quelli che vogliono dissolversi uno dentro l’altro, quelli che sostituiscono il loro essere con pura luce e riescono ad illuminare la loro vita e quella degli altri, questa bella seppur breve vita.

Tu che leggi se sei una di quelle persone che pensa di riuscire a fare questo, non aspettare, non tentennare, prendi quella decisione. Sono già passati almeno 10 minuti da quando hai iniziato questo articolo. Mi viene solo da consigliarti di farlo con il cuore.


RX