martedì 29 settembre 2009

La felicità delle Nazioni


Mi sono sempre chiesto perché i paesi anglosassoni o comunque del nord Europa spesso parlano gli italiani con disprezzo e spesso si accaniscono sulle nostre contraddizioni (reali), ma anche sulle differenze (legittime) che esistono tra noi e loro e che ci danno la caratteristica di creativi, produttivi, etc etc.
Non è la prima volta che stampa (Guardian, Economist) e piccoli produttori svedesi/danesi (vedi Videocracy) si avventurano in attacchi veementi contro la mancanza di libertà del Bel Paese, contro il regime autoritario che lo governa, contro le scelte scellerate in finanza e in economia and so on.
Chi non ricorda un attacco alla nazione prima dell’inizio delle vacanze estive? Giusto un piccolo boicottaggio per evitare una nazione unica e molto bella.
In ogni modo, allo stesso tempo, negli ultimi 10 anni siamo stati un po’ intimoriti (a livello paese) da questo complesso di superiorità dei cittadini del nord Europa. Cioè, se loro dicono così ci sarà pure un fondo di verità, ci sarà pura qualcosa che merita la nostra attenzione. E in effetti l’Italia non è affatto un paese perfetto e tanto meno l’italiano medio, lungi da me nel difenderci in atteggiamenti del tutto anti civici/civili. Ma bisogna pur guardare da cosa nasce questa loro felicità, questo benessere, questa sottile perfezione.
Se noi siamo il paese di Vallettopoli, Calciopoli, Tangentopoli, il paese di proprietà di Berlusconi dove non si può dire e fare niente, dove serpeggiano intimidazioni mafiose del Governo, dove la libertà di stampa, di religione, di parola è bandita, dovremmo allora essere un popolo triste, scontento, arrabbiato e quindi pieno di conflitti sociali.
A volte però la società non risponde solamente con guerriglie urbane a questo disagio da regime sudamericano, ma per sfogare la frustrazione per i traumi subiti si infligge dolore e il massimo dell’autoflagellazione è il Suicidio.

In alcuni paesi, come la Danimarca (5.500.000 abitanti), il suicidio è la prima causa di morte nel gruppo d’età tra i 25-34 anni. Quasi la metà dei giovani danesi ha pensato al suicidio e uno su venti ha tentato di mettere fine alla propria vita. In Danimarca si registra uno dei tassi più alti di suicidi in Europa: cioè 24 ogni 100.000 abitanti. E sono dati molto più bassi di quelli reali. Il fenomeno è così inquietante che il governo danese nel ha istituito un apposito centro per monitorare la situazione. Da un’inchiesta su un campione di tremila studenti fra i 15 e i 24 anni emerge anche che 1 su 10 ha detto proviene da una famiglia dove c’era stato almeno un suicidio. E i giovani che sono stati toccati da questo tipo di tragica esperienza sono tre volte più a rischio degli altri.
Ma non era il paese mitologico della felicità assoluta?

La Svezia, invece, è Paese che annovera solamente 8.900.000 di persone. Lo standard di vita è tra i più alti. Circa l’8% del PIL svedese viene destinato alla sanità e ai servizi medici. Gli svedesi sono tra quelli che vivono più a Lungo. L’aspettativa media di vita è di 76,1 anni per gli uomini, e di 81,4 per le donne. La sanità e i servizi medici svedesi sono organizzati in un programma uniforme, a livello nazionale, che permette ad ogni persona di accedere alle migliori cure disponibili. In Svezia la sanità viene considerata responsabilità del settore pubblico e ciò deriva da una tradizione che risale al XVI secolo. Soltanto l’8% dei medici esercita la professione privatamente. Nel paese ci sono circa 27.400 medici. I professionisti di medicina generale che lavorano presso i centri sanitari forniscono cure mediche, un servizio di consulenza e programmi di prevenzione. I servizi scolastici sanitari verificano regolarmente la salute dei bambini in età scolare.
Perfetto no? Il massimo che si può chiedere ad un paese civile no?
In Svezia però il suicidio causa circa 1.500 morti all’anno. Giusto per fare un paragone, circa 600 persone muoiono ogni anno in incidenti stradali. Verosimilmente, le donne svedesi sperimentano episodi depressivi due volte più degli uomini. Tuttavia, ci sono più suicidi tra gli uomini. Le percentuali tra gli adolescenti sono notevolmente aumentate, e nel gruppo di età compreso tra i 15 e i 44 anni il suicidio è la principale causa di morte!
La depressione è l’esperienza più comune tra le vittime di suicidio più anziane, mentre l’alcolismo è la diagnosi più comune in quelle più giovani.
È stato notato che alcune professioni annoverano delle percentuali di suicidio maggiori di quanto non ci si aspetti. In modo sorprendente, le donne medico ne sono un esempio, ma in generale le percentuali maggiori di suicidio sono più frequenti nelle occupazioni di maggiore prestigio e con stipendio più alto!

E l’Italia? Il Paese più bieco del mondo che qualcuno, basandosi sulle solite stupide classifiche mondiali sulla libertà di stampa e pari opportunità, ha paragonato ad una dittatura spietata?
Secondo l’ISTAT nel 2003 in Italia ci sono stati circa 3.000 suicidi all’anno su una popolazione di 60.000.000 di persone.

La Danimarca ha una percentuale di suicidi 4 volte superiore rispetto a quella dell'Italia, la Svezia 5 volte! E in Svezia il numero di armi per abitante è quasi triplo a quello dell'Italia. Questa nazione è prima in Europa e terza al mondo per percentuale di adulti che hanno consumato cannabis nella loro vita.

A voi le riflessioni.

RM

lunedì 28 settembre 2009

Ho visto Videocracy


Un film?
Un documentario?
Un’intervista ad uno adatto alla Corrida, a Lele Mora e a Corona?
Un collage pruriginoso, malizioso e senza qualità?
Non lo so. Davvero non lo so. Ma mi sento spinto a dare il mio contributo visto e considerato lo studio e il lavoro nel campo della comunicazione.
Ecco le mie impressioni.
Un film (?) completamente squilibrato poiché la voce narrante (lo stesso regista che ovvio non ha fatto lezioni di dizione) designa la figura de il Presidente come l’avversario, l’antagonista che di solito c’è in un film (!).
È chiaro che lo scopo è mostrare, apparire dunque, più che spiegare una situazione di paradossale commistione tra proprietà privata e potere politico.
Di conseguenza un’occasione persa per fare il primo film dedicato alla nascita e sviluppo della tv in Italia e nel mondo.
Un’occasione persa perché scava ossessivamente e forse per la milionesima volta vuole trovare un nesso i mezzi di comunicazione e il loro potere persuasivo, potere che non c’è o che comunque è soggetto a una moltitudine di variabili che il mezzo povero del cinema sicuramente non riesce nemmeno a sfiorare.
E poi oltre all’occasione persa anche un’offesa generica al popolo italiano accusato di guardare libidinoso le ragazzine (come se mio padre a 73 anni guardasse le “chiappe tatuate” delle veline con qualsiasi velleità di possesso) e farsi influenzare politicamente da alcuni programmi in particolare di puro spettacolo/intrattenimento (come C’è posta per te).
Nel passaggio topico del film (?) si asserisce che: il fluire delle immagini del Grande Fratello in prima serata è lo specchio del pensiero del Presidente del Consiglio italiano.
Quindi se non ho capito male la formula sarebbe: io ti faccio vedere culi e tette attraverso una regia dettagliata, ti faccio vedere luci e opulenza televisiva, applausi, successo (ma dove!) etc etc, e tu voti PDL. O peggio tu credi che quello che vedi sia l’Italia della strada, del lavoro e dei rapporti sociali. Un po’ come l’episodio Vanna Marchi, io ti dico che questa è acqua benedetta e tu tiri fuori 100.000 Euro per comprarla.
È un’offesa. Questa persona offende l’intelligenza degli italiani.
Il regista (perdonate l’offesa alla categoria) non tiene conto dell’evoluzione della società moderna incline ad un linguaggio più istantaneo e superficiale, ma non per questo condannata alla mediocrità o ad essere indirizzata nelle scelte politiche e soprattutto di vita quotidiana.
Insomma dopo aver visto questo susseguirsi di immagini, ho la netta impressione che la produzione svedese e danese (che ha letto preventivamente la proposta di realizzazione) e che poi si è buttata nell’esborso di soldi, l’abbia fatto per ridicolizzare, calcare la mano su una realtà italiana in particolare, ma che in definitiva tocca tutte le società industrializzate del modo.
È difficile, ammetto, capire dall’esterno una situazione tutta italiana, ma non è difficile capire quando un’opera (?) è del tutto negativa e priva di senso.

RM

martedì 22 settembre 2009

Pearl Jam - Backspacer


Devo ammetterlo, negli ultimi anni i Pearl Jam non mi entusiasmavano più. O meglio, dai tempi dell'Università quando il loro No Code e il successivo Yield passavano e ripassavano sotto il raggio laser fino a consumarsi, fino ad oggi, il loro impegno anche sociale era andato oltre la musica, oltre il senso musicale.
Però dopo l'antipasto gustato con la colonna sonora di Into the wild, Eddie Wedder riesce a comporre altre canzoni emozionanti e incredibilmente rock. Sì rock avete capito bene, quel rock che ti fa mimare la chitarra elettrica, muovere la testa avanti e indietro e saltare come un pazzo. Per non parlare poi in macchina... rimango dell'idea che la musica contenuta nell'album è stata pensata per testare le Ferrari. In ogni modo abbandonata la pesantazza del testo "impegnato" la band è tornata a fare musica intensa, potente, intelligente negli accordi e soprattutto mai scontata nelle rifiniture.
Quanto è difficile dire e suonare quello che ancora non è stato detto o suonato oggi?
Oggi dove un album scaricato perde quel fascino dell'acquisto, del profumo della carta, della lettura dei testi, dello studio della confezione che come sanno i fan è sempre curata e da collezione. Questa volta sotto forma di fumetti i Pearl Jam disegnano o prospettano un mondo vessato dallo strapotere dei media e della spettacolarizzazione dell'esistenza che lavora in profondità di alcune menti deboli.
Il tutto raccolto sotto il titolo altisonante/originale di Backspacer. Il tasto Backspace è notoriamente il tasto per cancellare una lettera alla volta, uno spazio alla volta, ma allo stesso tempo significa anche tornare indietro, recuperare quanto perso e riscrivere una nuova pagina. E chi compie queste azioni, metaforicamente nella vita, potrebbe essere un Backspacer.
Forse l'idea portante di questo album, essenziale anche nell'arte in generale come in un libro, può essere sintetizzata in una frase del brano The fixer: "When somethings gone, I wanna fight to get it back again".
Buon ascolto.

Riccardo

venerdì 18 settembre 2009

L'oroscopo di Rob Brezsny




Gemelli (21 maggio - 20 giugno)

Secondo la mia analisi astrologica, in questo momento somigli a un aspirapolvere, a un bebè affamato o a un buco nero in miniatura. Quando mi sono messo a meditare sulla tribù dei Gemelli, ho sentito la versione psichica di un risucchio. Che vuol dire? Sento che in questo momento sei particolarmente vorace, quasi insaziabile. Sembri pronto a ingurgitare e assorbire qualunque cosa ti capiti sotto mano. È vero? Se fosse così, spero e prego perché tutto quello che stai trovando sul tuo cammino ti faccia bene. Ma, in caso contrario, riusciresti a selezionare quello che lasci entrare nel sacro tempio del tuo corpo e della tua mente?


Illustrazioni di Francesca Ghermandi

http://www.internazionale.it/oroscopo/

lunedì 14 settembre 2009

Noi e gli inglesi


Questo fine settimana ero all'NH Hotel Santo Stefano di Torino e la mattina mentre facevo colazione avevo al tavolo accanto una coppia di signori inglesi.
Erano davvero i classici turisti stranieri: abbigliamento comodo con tanto di sandali (orrore), borsello maschile (orrorissimo), abbronzatura leggera per lei e l'immancabile lettura delle mappe e guide dulla città durente il pasto. Ad un primo sguardo pensavi: "wow, gli stranieri quanto sono composti, silenziosi, discreti, quanto sono intellettuali, educati, che coppia affiatata che ritrova la gioia di stare insieme in Italia, la tanto odiata e antipatica Italia..."
Dopo aver chiesto un cappuccino, noto che stavano mangiando una "vasca" di yogurt con cereali (una confezione intera ciascuno), kiwi, ananas e frutta secca. Allora ho pensato: "wow si tengono pure in forma!"
Poi durante la lettura di un articolo del Sole 24 ore sulla comunicazione e il linguaggio di Bersani (da leggere assolutamente), ho notato che finita la prima "portata" i due si sono preparati un piatto di bacon, scrambled eggs, salsicce e patate arrosto accompagnate da pane tostato e burro. Finito quello hanno ripreso del pane tostato per assagiare del salame e del formaggio, pane tostato sempre con uno strato di burro. In questa fase, finita la prima tazza di caffè lungo hanno optato per la spremuta d'arancia e subito dopo per un'altra tazza di caffè.
Dopo una breve pausa di un minuto hanno attaccato il settore dei dolci: erano presenti degli splendidi muffin fatti sul momento sia al cioccolato, sia alla vaniglia... 2 per tipo ovvero 4 in totale. E poi una fetta di cheese cake e una crostata alle albicocche e, proprio per assaggiare certo, una torta ripiena al cioccolato. In questa fase si sono dovuti alzare ben due volte perché i mini croissant vuoti e quelli alla crema non c'entravano in un unico piatto. A questo punto ero arrivato circa alla fine dell'articolo e noto che la loro attenzione cade sul reparto marmellatine. Ne hanno catturate 2 a testa (fragola e pesca) e le hanno spalmante con un po' di burro, si capisce, su delle sezioni (ne ho contate 4 in tutto a testa) di baguette appena sfornate. Lui si è permesso anche una vaschetta di Nutella...
A questo punto è arrivata anche un'altra tazza di caffè. Io avevo già chiuso il giornale che richiamava la crisi economica nel mondo e c'era pure un approfondimento sul Regno Unito. Mi sono alzato sorridendo e ho lasciato la coppia al tavolo. Non so se avranno avuto la voglia di visitare i bellissimi angoli della città, sta di fatto che qualcosa è cambiato nell'ultimo anno nel mondo, qualcosa di importante nel modo di guardare gli stranieri e di guardare noi stessi.

Riccardo

giovedì 10 settembre 2009

La verità dietro al vaccino anti influenzale


Ieri sera ero a cena con un mio carissimo amico che in questo momento ha una forte laringite. Dato che lui lavora soprattutto con la voce è andato dal medico per accelerare i tempi della guarigione. La potenza di queste infezioni è sempre più potente gli dice il dottore e gli prescrive degli antibiotici.
Poi scambiano due parole sull’influenza suina e il mio amico scopre alcuni punti interessanti.

1 – Non è ancora pervenuta nessuna comunicazione dal Ministero della Salute. Ovvero non si sa se i vaccini verranno distribuiti (nel caso ci vorranno mesi!) oppure i medici dovranno farne richiesta su conseguente richiesta degli assistiti a andarli a prendere? Non lo sanno ancora.
2 – L’influenza in sé è decisamente innocua, l’incidenza mortale è più bassa di un’influenza normale stagionale, solo che in questo caso c’è stata una forte amplificazione dei media, nonché la condanna a chi minimizzava l'impatto.
3 – La società chiamata a fare il vaccino navigava in cattive acque ed è la stessa che ha brevettato il vaccino (vero?).

In ogni modo questi sono punti di vista del dottore. Però è un po’ di tempo che mi chiedo, ma perché questa paura? Mi sono incuriosito e ho trovato questo articolo e se siete interessati a fare il vaccino almeno leggete

rixway

Le 10 cose che dovete assolutamente sapere riguardo al vaccino anti-influenza suina.
di Mike Adams - naturalnews.com

"She was deathly afraid of the flu. So she asked her doc what she should do. He jabbed her unseen with a swine flu vaccine blurting: "Darling, I haven't a clue"
[“Era spaventata a morte dall’influenza./ Così chiese al suo dottore cosa dovesse fare./ Di nascosto le fece una puntura/ Del vaccino anti-influenza suina/ Spifferandole: «Cara, non ne ho la più pallida idea»”]

Il vaccino anti-influenza suina, in questo momento in fase di preparazione per iniezioni di massa in neonati, bambini, ragazzi e adulti, non è mai stato testato e non verrà testato prima che le iniezioni abbiano inizio. In Europa, dove tipicamente i vaccini anti-influenza vengono testati su centinaia (o migliaia) di persone prima che vengano rilasciati sulle masse, l’Agenzia europea per i medicinali sta permettendo alle compagnie di saltare il processo di sperimentazione. Eppure, incredibilmente, le persone si stanno mettendo in fila per prendere il vaccino, sebbene non vi sia stato alcun test sicuro. Quando negli Stati Uniti il National Institute of Health ha annunciato l’inizio della sperimentazione su un vaccino anti-influenza suina all’inizio di agosto è stato subissato di telefonate ed e-mail di persone che morivano dalla voglia di recitare la parte della cavia umana. Il potere della paura di condurre i creduloni a farsi iniettare vaccini è semplicemente sorprendente.

Di nuovo in Europa, senza alcun dubbio, ognuno finirà col fare da cavia umana, dato che nessun test verrà effettuato sul vaccino. Ancora peggio, i vaccini europei utilizzeranno coadiuvanti (composti chimici utilizzati per moltiplicare la potenza del principio attivo dei vaccini). In particolare non c’è assolutamente alcun dato sulla sicurezza dell’uso di coadiuvanti in bambini piccoli e madri incinta, ovvero i due gruppi che al momento i fornitori del vaccino stanno bersagliando più aggressivamente. Questo ci porta all’inquietante conclusione che il vaccino anti-influenza suina possa essere un disastro della medicina moderna. Non è stato provato e non è stato testato. I suoi componenti sono potenzialmente molto pericolosi e vi è il sospetto che i coadiuvanti utilizzatti nei vaccini europei causino disturbi neurologici. Paralizzati dai vaccini Probabilmente non c’è bisogno che vi ricordi che nel 1976 un vaccino anti-influenza suina difettoso causò danni irreparabili al sistema nervoso di centinaia di persone, paralizzandone molte. I medici, ovviamente, diedero al problema un nome, in modo da far sembrare che sapessero ciò di cui stavano parlando: sindrome di Guillain-Barré. (È da notare come non lo chiamarono mai “Sindrome da Vaccino Tossico”, poiché ciò sarebbe stato troppo informativo). Ma la questione rimane che i dottori non seppero mai come i vaccini causassero questi gravi problemi e, se la stessa eventualità si ripresentasse oggi, tutti i dottori e i fornitori del vaccino negherebbero senza alcun dubbio qualunque collegamento tra i vaccini e la paralisi. (Questo è anche ciò che sta accadendo oggi nel dibattito sui vaccini e l’autismo: assoluta negazione). Infatti, ci sono un sacco di cose che non vi verranno mai raccontate dalle autorità sanitarie riguardo al prossimo vaccino anti-influenza suina. Per il vostro divertimento ho buttato giù per iscritto le dieci più ovvie e le ho pubblicate qui sotto.

Le dieci cose che non dovreste sapere riguardo al vaccino anti-influenza suina(quanto meno da qualcuno in posizione di autorità.

1 – La produzione del vaccino è stata “affrettata” e il vaccino non è mai stato testato sugli uomini. Ti piace recitare la parte della cavia umana per Big Pharma? Se sì, mettiti in fila questo autunno per il tuo vaccino anti-influenza suina.

2 – I vaccini anti-influenza suina contengono pericolosi coadiuvanti che causano una reazione infiammatoria nel corpo. Questo è il motivo per cui si sospetta che causino autismo e altri disturbi neurologici.

3 – Il vaccino anti-influenza suina potrebbe, in realtà, aumentare il vostro rischio di morire di influenza suina alterando (o sopprimendo) la risposta del vostro sistema immunitario. Manca anche qualunque prova che perfino il vaccino anti-influenzale per l’influenza stagionale offra significativa protezione alle persone che si fanno fare la puntura. I vaccini sono lo “snake oil” [uno dei vari liquidi venduti come medicine nei medicine show itineranti ma in realtà inefficaci] della medicina moderna.

4 - I dottori non hanno ancora capito come mai i vaccini anti-influenza suina del 1976 paralizzarono così tante persone. E ciò significa che non sanno assolutamente se il prossimo vaccino potrebbe causare gli stessi effetti collaterali devastanti. (Né lo stanno verificando sperimentalmente)

5 – Anche se il vaccino ti uccidesse, le case farmaceutiche non ne sarebbero responsabili. Il governo statunitense ha garantito alle case farmaceutiche completa immunità dalla responsabilità da prodotto per quanto riguarda il vaccino. Grazie a questa completa immunità, le case farmaceutiche non hanno alcun incentivo a produrre vaccini sicuri, in quanto vengono pagate soltanto sulla quantità, non sulla sicurezza (responsabilità zero).

6 – Nessun vaccino anti-influenza suina funziona tanto bene quanto la vitamina D nel proteggervi dall’influenza. Questo è un dato di fatto scientifico scomodo che il governo statunitense, la Food and Drug Administration [“Agenzia per gli alimenti e i medicinali”] e Big Pharma sperano la gente non realizzi mai.

7 – Anche se il vaccino anti-influenza suina funzionasse veramente, da un punto di vista matematico, se tutti attorno a te assumeranno il vaccino, tu non ne avrai bisogno (Perché non può diffondersi nella popolazione con cui stai a contatto). Quindi, anche se credi nel vaccino, tutto ciò che devi fare è incoraggiare i tuoi amici ad andare a farsi vaccinare.

8 – Le compagnie farmaceutiche stanno facendo miliardi di dollari dalla produzione di vaccini anti-influenza suina. Quei soldi escono dalle tue tasche —anche se non ti lasci far fare l’iniezione — perché tutto viene pagato dai contribuenti.

9 – Quando le persone comiceranno a morire in grandi numeri per l’influenza suina, sii certo che molti di loro saranno proprio coloro che si sono vaccinati contro l’influenza suina. I dottori giustificheranno l’accaduto con la logica tipica di Big Pharma: «Il numero dei salvati è assai superiore a quello dei deceduti.» Certamente, il numero dei “salvati” è interamente fittizio, immaginario ed esiste solo nelle loro menti deviate.

10 – I centri per il vaccino anti-influenza aviaria che salteranno fuori ovunque nei prossimi mesi non saranno completamente inutili: infatti forniranno un modo semplice per identificare larghi gruppi di persone veramente stupide.

La lotteria, si dice, è una tassa sulle persone che non sanno fare i calcoli. Analogamente, i vaccini anti-influenza sono una tassa sulle persone che non capiscono nulla sulla salute.

Mike Adams
Fonte: ww.naturalnews.com
Link: http://www.naturalnews.com/z02671_swine_flu_flu_vaccine_swine_flu_vaccine.html Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di Alberto Taddei

mercoledì 9 settembre 2009

Quel cafone di Placido

A Venezia si è consumato un altro "dramma" (ma è cinema o teatro!). E questa volta entra in scena un uomo vero, un italiano italiano.

A parte se mi dicono che voto il PD o la Lega o il PDL non è un buon motivo per incazzarmi, a parte la veemenza tutta mediterranea di Placido condita con qualche parolaccia, a parte lo sputare sul piatto dove mangia ovvero Medusa Film, a parte tutto, ti viene da pensare a cosa poteva esserci nella testa del regista quando si è scagliato sui governi inglese e americano per accusare i registi di quelle nazioni di appoggiare le guerre per poi farci dei film per condannare. D'altronde lui è regista, ha realizzato il suo sogno di diventare attore (attore! mi scuso con la categoria!), perché è così incazzato, perché deve fare questa figura di m. con la stampa estera, perché?

Alla fine scopre (dato che urlava coprendo la difesa della giornalista) che la poverina è spagnola. Non contento afferma: "Peggio!". Ma questo diventa un dettaglio.

Placido, solo di nome.


rixway

REAL VIDEOCRACY

Modo d'uso:
1) possibilità di spegnere la tv e cambiare media (Internet, libro, radio, riflessione libera con bicchiere di vino rosso, make love, ecc);

2) possibilità di cambiare canale (questo punto è molto importante perché si ha il potere di saltare la pubblicità o scegliere programmi più interessanti tipo Current tv privo di censura, documentari con format sempre più azzardati come Man VS. Wild o godere delle news internazionali come Al Jazeera);

3) possibilità di scagliarlo nelle liti;

4) ebbene sì, qualcuno lo usa anche per alcuni giochetti...

Buona visione

martedì 8 settembre 2009

Surplus di Erik Gandini e Tarik Saleh (reazionario e nazista)


A Venezia è stato presentato Videocracy di Erik Gandini e si è sollevato un polverone di discussioni, accuse politiche, vessazioni internazionali, derisioni cosmiche a danno degli italiani, della classe politica e della cultura del Bel Paese.
A parte che la maggior parte di quelli che fanno rumore (spesso sulla stampa) non ha ancora visto il film e non ha potuto giudicare fino in fondo e se l’ha fatto, l’ha fatto in una sala predisposta al clamore, rumorosa e piena di distrazioni: risate e brusii nei passaggi del film che ironizzavano sul ministro Mara Carfagna e sulla suoneria del telefonino di Lele Mora ispirata al Ventennio. Ma quello che proprio non capisco è l’accanimento che si riversa fuori dall’arte o dell’opera fino a toccare altre sfere. Non ho letto un commento sulla qualità del film, per esempio sono curioso di sapere come sia possibile raccontare 30 anni di tv italiana, di politica, di cultura, ecc, in un tempo cinematografico.
Comunque, dato che non ero tra i 450 fortunati che hanno visto per commentare, sono andato a rivedere l’opera precedente del Gandini, ovvero Surplus. E ho capito molto di più sia sulla persona, sia sul messaggio che porta riguardo al consumismo. Lo stile di vita consumistico è oggetto di molte polemiche non c’è dubbio, ma perché? Perché si vuole salvare il pianeta dallo sfruttamento conseguente alla produzione di massa forse?
Si potrebbe certo fare una riflessione ponderata oggi su questo argomento, ma Gandini preferisce intervallare un montaggio da video clip di terzo ordine a un messaggio reazionario e nazista. Reazionario perché si prospetta il ritorno alla vita primitiva come soluzione di tutto e nazista perché si giustifica l’attacco, la distruzione, la violenza alla proprietà privata fondamento della nostra società. Non a caso il cortometraggio inizia e celebra poi le immagini terribili del G8 a Genova.
Ho anche letto “Surplus è il risultato di un complicato processo di montaggio ad opera del talentuoso musicista compositore, tecnico di montaggio e percussionista Johan Söderberg”, be’ vi invito a guardarlo e a riderci sopra, a sorridere di un loop analogico e nemmeno tanto ritmico che a tratti intervalla immagini “gentilmente concesse” di discariche, violenze e interviste improbabili tra le quali si annovera quella di una ragazza cubana che per la prima volta si reca a Londra invitata da un amico ed entra in un supermercato. Ora, non so se sapete che a Cuba è tutto razionato e sugli scaffali non c’è proprio niente, è quasi surreale entrare dal panettiere. Lei allora in questo dramma assurdo diventa la portavoce migliore per la tesi sostenuta che la pubblicità, la tv, la tecnologia, il consumismo ci porta alla follia. Come vi sentireste se con un’astronave vi portassero su un altro pianeta avanti cento anni… Minimo rimarreste a bocca aperta, no? Be’ è quello che ha fatto la ragazza che dopo aver passato tutta la vita a mangiare fagioli e zuppa, si è presa un Big Mac. Strano proprio per una ragazza di 20 anni. In ogni modo, in questa Cuba strumentalizzata come il paradiso terrestre, vediamo anche una vecchietta americana in pensione con il libretto delle razioni in mano, dire: “È un sistema che funziona!”. Certo sono americano, vado in pensione, voglio godermi gli ultimi anni della mia vita e dove vado? In Florida nooo, in California nooo, ma che brutti posti, aspetta un attimo, aspetta… Certo vado a Cuba, lì sì che posso permettermi tutto! Ma fammi il piacere!
Però alla fine magari dopo aver visto illustri signori parlare di rivoluzione culturale, dopo ben 44 minuti girati in una moltitudine di location che nemmeno Hollywood (finanziati dalla stato svedese, loro sì che sono avanti) ci sarà pure una soluzione, una proposta, uno sguardo sul futuro!
No. Niente. Titoli di coda.

Saluti.

Riccardo

Spigolature su Lost - Ultima stagione

Carlton Cuse produttore e sceneggiatore di Lost ha confermato che nell'ultima stagione non tutti i misteri saranno svelati, ritornando sul discorso dei midi-chlorians di Star Wars, presi ad esempio di come la spiegazione di un mistero possa essere più deludente che rimanere all’oscuro. Ciò che dà ai misteri il loro potere è proprio quanto misteriosi sono, e togliere questo mistero può togliere anche il divertimento. In pratica, non tutto in Lost verrà chiarito, ma il team creativo ha una road map di quello che ritengono debba essere assolutamente spiegato.
Oltre a questa premessa, ci sono alcune veloci informazioni in generale da considerare interessanti.
- Molte facce del passato torneranno nella sesta stagione, inclusi Charlie e probabilmente Cindy (la hostess).
- Mentre normalmente la scrittura di un episodio prende due settimane agli scrittori di Lost, “The Constant” ne ha prese cinque. “I viaggi nel tempo sono complicati – ha detto Kitsis – c’è un sacco di matematica!”
- La sesta stagione sarà più legata alla spiritualità.
- La scena finale dello show è già stata pianificata.
- Anche se i produttori non hanno piani sulle future incarnazioni di Lost, Cuse ha spiegato che il franchise è molto forte e la Disney sarebbe stupida se non lo monetizzasse. Quindi potremmo aspettarci di vedere qualche altra cosa su Lost nel futuro. (FILM?)
- Su questo argomento Kitsis ha proclamato che con molta molta probabilità ci sarà uno show della domenica mattina intitolato Locke e il Mostro in cui Locke e il Mostro di Fumo insegnano ai bambini e costruiscono delle cose. In arrivo questa stagione.

Consigli cinematografici

In questo periodo nel quale il cinema sta cercando la sua corsia preferenziale per il futuro, volevo consigliarvi alcuni film che, dopo tanto tempo, mi hanno colpito. Posso sicuramente dire che sono scritti bene, recitati altrettanto e degni di essere ricordati anche dopo i titoli di coda. Quindi eccovi quattro titoli e relativa breve descrizione. Alcuni sono recenti alcuni meno, ma comunque legati da una qualità eccelsa.

Crossing over - Con Harrison Ford, Ray Liotta, Ashley Judd.Una storia, anzi molte storie e vite che si incrociano intorno al tema dell’immigrazione che negli USA si vive in modo particolare soprattutto al confine con il Messico. Il film offre uno spunto a riflessioni più profonde come l’appartenenza ad una nazione e l’orgoglio di farne parte in questo momento storico. In ogni modo, tutto da sentire più che vedere. Toccante.

Fa’ la cosa sbagliata – Con Ben Kingsley, Famke Janssen, Josh Peck.New York, 1994. Il Sindaco Giuliani sta applicando una ripulita profonda alla città e in questo contesto uno studente e il suo psicologo si muovono attraverso i loro punti di vista e le proprie esperienze. Entrambi scopriranno alcuni aspetti profondi della propria esistenza. Un film narrato benissimo che tocca aspetti universali, soprattutto una produzione a basso costo deliziosa.Ne uscirete un po’ cambiati.

State of play – Con Russel Crowe, Ben Affleck.Udite udite Hollywood riesce ancora a stupire senza effetti speciali da fantascienza, ma con un thriller dai canoni classici per cui troviamo un giornalista vecchio stampo disordinato, sconclusionato, vita sentimentale complicata, ecc, che si trova a gestire un complotto politico nella capitale USA. In questa ricostruzione non ci sono pause e seguire l’evoluzione della storia è avvincente e ti lascia incollato allo schermo fino all’ultimissimo colpo di scena.

Hunger – Con Michael Fassbender, Stuart Graham.Cosa c’è ancora da dire sull’IRA e sull’Irlanda del Nord che non sia stato trattato in un film o in una canzone? Be’ questa opera prima di Steve McQueen dimostra che qualche cosa di importante di quel periodo c’è ed è così profondo da lasciarvi dopo l’ultima schermata con un pugno sullo stomaco, come la scena indimenticabile della pulizia di un corridoio.

Buona visione.

Riccardo